Un uomo impegnato. È quello che mi sento dire frequentemente da chi mi conosce da sempre, da chi mi conosce da poco. A volte desidero di non esserlo tanto, ma chissà perché quando non lo sono desidero subito di impegnarmi. Rifuggo dagli onori ma sono contento dei miei successi. Mi gratifica lenire la sofferenza altrui, soprattutto dei deboli, dei dimenticati, degli scomodi, emarginati. Sono attorniato dai giovani, nel mio studio, in ospedale, all’università e mi gratifica quando trasmetto loro le mie conquiste, i miei segreti, sia nel campo umano che lavorativo. Ho sempre creduto di consegnare gratuitamente l’arte e la mia conoscenza in mano a loro, come Ippocrate mi ha insegnato. Oggi però purtroppo non è così: si è gelosi del proprio mestiere, oppure ci si fa pagare per insegnarlo. È un grande errore. Cosa rimane di noi, dopo? Forse il denaro accumulato e che altri consumeranno? Se riusciamo ad essere liberi da vincoli di mercato e dalla mercificazione della nostra vita vivremo sempre nel loro ricordo e nella loro memoria per le cose buone che siamo riusciti a trasmettere. Non sempre riusciamo a trovare la nostra illusione, ciò che ci spinge a dare un senso alla nostra vita. Foscolo la cercò in tutto il suo percorso terreno e la trovò nella poesia che riesce a rendere immortali le gesta degli eroi e degli uomini.
Ma non siamo, ahimè, tutti poeti né pensatori. Dobbiamo quindi, nel nostro piccolo, consegnare alla storia la nostra crescita professionale e spirituale. Solo così gli altri coglieranno il lato migliore della nostra vita e la trasmetteranno ai posteri. Riconquisteremo così ciò che un tempo ci appartenne: la felicità eterna. Il nostro problema peggiore è la solitudine. Stiamo tutto il giorno con gli altri ma è come se non ci fossero. Siamo soli con gli altri e «siamo soli anche quando siamo soli» perché non riusciamo a parlare con noi stessi. Non cerchiamo quasi mai l’amico che è in noi. Ci rilassiamo davanti un film, ascoltando la musica, al nostro computer. Come se rilassare il nostro corpo e la nostra mente ci dessero più carica per il giorno dopo. Un giorno Don Primo, il mio padre spirituale, mi disse una frase bellissima: «Siamo tempio vivente dello Spirito Santo».
Quindi abbiamo un prezioso Ospite in noi che ci accompagna per tutta la nostra vita, che ci ascolta, ci vede. «E allora? -gli chiesi- siamo rovinati!» « Perché», mi rispose. « Dobbiamo essere degni di quest’ Ospite e non deluderlo dei nostri comportamenti, vero?». «È così», mi disse. «Vivi con gli uomini come se gli Dei ti vedessero, parla con gli Dei come se gli uomini ti ascoltassero» È quanto scrisse Seneca in una lettera a Lucillo. Dobbiamo dunque fuggire dalle nostre debolezze, vizi, da tutto ciò che facciamo in segreto e che non avremmo fatto davanti agli altri. La nostra casa accoglie un Ospite Illustre e non possiamo nutrirlo delle nostre debolezze, del nostro edonismo. Seneca ha ragione.
La nostra vita deve essere limpida, trasparente, sincera, fino a quando la vivremo. Le nostre emozioni devono essere condivise siano esse piacevoli che malinconiche. Saremo deboli agli occhi degli altri. Ma è questa debolezza la nostra forza.