MEDICAL TEAM MAGAZINE Anno 4 - Numero 3 - set/dic 2005
Nella mia attività di medico, ma soprattutto perché la professione mi porta a contatto con una moltitudine di persone, ho dei momenti di riflessione sulle condizioni di vita diversa degli uomini.
Per alcuni rilevo, in situazioni estreme, barlumi di speranza per la soluzione di piccoli problemi, per altri, invece, debbo constatare situazioni difficili da risolvere e ciò mi rende infelice. La Fede ci ha insegnato sempre a sperare, a non abbandonarsi mai, ad avere fiducia. Ma quando tutto ti và contro, ti ritrovi paralizzato, incapace più di comunicare con gli altri, emarginato, come fai più a sperare o meglio a cosa ti aggrappi?
Ed allora penso ai diversi tipi di destino e di aspettative. C’è chi spera di poter acquistare una nuova automobile, chi di poter avere l’ultimo cellulare della Nokia, chi desidera una seconda casa al mare o in montagna, e chi invece di fare un viaggio in un paese esotico. Poi c’è un altro mondo che spera cose diverse. C’è chi si alza al mattino e deve andare alla ricerca di acqua per bere e cibo per mangiare, o si fa chilometri a piedi per andare a scuola attraversando la foresta ed ancora un bambino che spera in una famiglia che lo accolga, chi ancora spera di riconquistare un amore perduto.
C’è chi non ha mai visto il sole, il suo tramonto sul mare, un prato verde, il cielo oppure lo sguardo dolce della madre, gli occhi della propria donna, il sorriso di un bimbo, o chi non potrà mai più sentire il profumo di una rosa. Ritroviamo diversi tipi di aspettative che vanno dai bisogni primari [appagare la fame e la sete, avere una abitazione, sfuggire alla malinconia e alla solitudine] e quelli secondari [che raccolgono una serie di conquiste che apportano una apparente benessere psico-fisico: avere una bella casa, una automobile comoda e veloce, un cellulare multifunzione e un computer ecc.]. Per alcuni, dopo aver soddisfatto i bisogni primari, è sufficiente condurre una vita serena, tranquilla, senza troppe ambizioni. Per altri invece la ricerca dell’agio e della gratificazione sociale è l’unico scopo della vita. A volte i primi ricordano la fatica, le difficoltà incontrate ma anche i momenti di solidarietà e l’apprezzamento delle cose semplici. I furbi, i nullafacenti, invece, non adatti alle quotidiani conquiste fanno di tutto per raggiungere in breve tempo la fase voluttuaria della vita sottraendo illecitamente. Sono gli uomini peggiori sia per il loro stato di illegittimità e sia per le gravi conseguenze che creano alla società per aver raggiunto una ricchezza economica senza la giusta evoluzione culturale e la contemporanea maturazione sociale, e senza che la stessa sia stata motivo di crescita professionale. È il caso di alcuni politici che usano la dialettica per rubarci con diplomazia. Sono quelli che fanno della politica il loro mestiere e pertanto sono molto attenti a non attorniarsi di gente capace che metterebbe a rischio la loro poltrona, ma che al contrario privilegiano «caporali ignoranti» ai quali affidare importanti ruoli sociali solo perché «fedeli sempre al capo». Tanti uomini e tante vite diverse, alcune troppo diverse. Molti bambini non hanno conosciuto e abbracciato mai la madre, altre madri ne piangono la morte prematura, altri bambini che vivono le guerre, le carestie, violenze fisiche e sessuali. Invece altri che sono sempre stati felici. Sarebbe troppo ingiusto che finisca così, troppo ingiusto per chi non ha avuto niente in questa vita. Non credo quindi che sia sufficiente cercare di andare avanti ma è importante guardarsi indietro e vedere se abbiamo lasciato qualcuno che aveva bisogno di noi per camminare, vedere, sentire, toccare. Da questi spesso impariamo ad amare.