MEDICAL TEAM MAGAZINE Anno 3 - Numero 5 - set/ott 2004
Se impariamo a percepire il corpo sociale del paziente affineremo il nostro tatto
per la percezione delle paure, angosce quotidiane, disagi nei rapporti interpersonali
Eravamo tutti attenti. Non dimenticherò mai le parole del mio Maestro di Clinica Medica Prof. Giunchi, quando, durante le sue magistrali lezioni universitarie, frequentate da centinaia di allievi, sottolineava l’importanza dei segni e dei sintomi quali messaggi espressione di malattia.
Il corpo umano manifesta il suo alterato equilibrio e la sua malattia con dei segni in base all’organo colpito. Si è gialli per l’ittero, pallidi per l’anemia, cianotici nei broncopatici e asmatici. L’ipertiroideo ha lo sguardo fisso ed è ipereccitato, il parkinsoniano trema, il diabetico urina molto, ecc. Come si evince, esistono delle caratteristiche che sono inscindibili dalla malattia. Nella mia professione di medico di medicina generale ho cercato di comprendere il segno nel paziente per associarlo alla patologia. Effettivamente se si sta attenti alla facies dello stesso e ai segni che il corpo trasmette è più facile l’orientamento alla buona diagnosi. Ma ritengo che oggi un altro elemento è indispensabile nella anamnesi del paziente: il suo “corpo sociale”. La ricerca anche degli elementi della dimensione sociale che si riflettono nelle varie interpretazioni sul funzionamento del corpo stesso, è un tentativo di mediazione simbolica: il corpo, le malattie, la salute sono vissute come metafore del sociale e il sociale visto come metafora dell’organismo. Molti antropologi hanno cercato di trovare corrispondenze tra ordine simbolico e ordine sociale. Ma quanto lo stile di vita influenza lo stato di benessere? Che le persone siano, in generale, ampiamente consapevoli del ruolo degli stili di vita rispetto al proprio grado di salute, trova conferme in numerose ricerche di massa. Esercizio sportivo, alimentazione equilibrata, moderazione nell’assunzione di alcool e fumo sono gli standard di comportamento dell’uomo moderno per la salvaguardia della sua salute. Se impariamo a percepire il «corpo sociale» del paziente affineremo il nostro tatto per la percezione dei suoi stati d’animo: le sue paure, angoscie quotidiane, disagi, difficoltà nei rapporti interpersonali, l’incapacità o capacità di procurarsi il successo, la mancanza di riconoscimento e di stima, la capacità di sperare. Solo così aggiungeremo altri valori al suo stile di vita: la fiducia verso il prossimo nel diffidente, la disponibilità ad ascoltare nel distratto, la sopportazione nell’impaziente, la moderazione nel goloso, l’apertura verso gli altri nell’asociale, la speranza nel disilluso. L’equilibrio vero nell’uomo lo si ottiene quanto vi è una consapevole ricerca della serenità e del benessere non solo a livello corporale ma della mente, dei pensieri, dell’anima.