MEDICAL TEAM MAGAZINE Anno 3 - Numero 3/4 - mag/ago 2004
La posizione espressa dalla Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici di considerare “atto medico” l’esercizio delle nove Medicine Non Convenzionali e lo stop del Comitato Nazionale di Bioetica al loro riconoscimento scientifico, ci ha spinto a dedicare uno Speciale alle Mnc per iniziare un dialogo con l’Altra Medicina.
La domanda si impone: perché un numero sempre crescente di persone fanno ricorso ai trattamenti terapeutici delle Mnc?
Le ragioni di questo cambiamento sono molteplici: le Mnc riscoprono la globalità dell’atto medico, mettono in discussione proprio la concezione meccanicistica dell’organismo umano e della natura e, per converso, sottolineano la visione olistica dell’essere umano. Infatti non curano la malattia bensì il malato. La malattia è il segnale di un disagio più profondo che coinvolge l’intera sfera dell’individuo preso non semplicemente come un insieme di meccanismi biochimici. Le Mnc si vogliono occupare della salute intesa come una condizione generale di benessere. Concetto che è poi conforme alla nuova definizione di salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come «stato di benessere fisico, psichico e sociale, complessivo, e non solo come assenza di malattia».
Tornando ai cambiamenti che sembrano mettere in discussione anche i principi epistemologici della ricerca medica, l’omeopatia, per esempio, utilizza farmaci costituiti da un solvente in cui proprio per l’alta diluizione non contengono più molecole del principio attivo. La caratteristica del farmaco omeopatico è proprio questa: nel solvente rimane impresso, come lo chiamava Paracelso, un Arcanum della sostanza disciolta ma che è, ad oggi, un fenomeno praticamente impossibile da dimostrare scientificamente ma che empiricamente sembra funzionare. Altrimenti come sarebbe possibile dopo duecento anni di pratica clinica omeopatica che migliaia di medici omeopati in tutto il mondo continuino a curare e altrettanti pazienti continuino a guarire? Sono tutti suggestionati dall’effetto placebo? E cosa dire dei risultati positivi ottenuti in Francia e nel Nord dell’Italia dove l’omeopatia è impiegata negli allevamenti industriali e nelle scuderie? Anche gli animali subiscono l’effetto placebo? Dice giustamente Giuseppe Del Barone, Presidente della Fnomceo, nel Rapporto sull’omeopatia 2003: «Il fatto che una metodica sia dotata di un Dna che ci è ancora sconosciuto, non vuol dire che ne sia priva o che quel determinato Dna sia privo di credibilità».
La salute non può essere un bene acquistabile tramite il consumo di determinate terapie o prodotti salutari. Richiede una condizione d’equilibrio con noi stessi, gli altri e l’ambiente per raggiungere quel benessere che la medicina da sola non può dare.