MEDICAL TEAM MAGAZINE Anno 1 - Numero 2 - nov/dic 2002
Rieccoci. Grazie a voi lettori siamo più motivati di prima a continuare questa nuova avventura. Stanchi di scrivere solo ricette. Stanchi di leggere solo esami di laboratorio. Certi che il nostro tentativo di dare un servizio inedito potrà servire almeno a qualcuno.
E tanto ci basta. Tutto il resto è di più. Il nostro vero obiettivo rimane quello di creare una simbiosi tra il medico, i servizi sociali, il volontariato affinché la nostra attività sia finalizzata non solo alla pura “terapia farmacologica” ma anche all’assistenza, sino all’amore verso la persona.
Nel corso della mia vita professionale ho compreso importanti elementi utili al successo della terapia: la personalità dell’individuo, il suo contesto sociale, il grado di accettazione della stessa, il modo di porgersi verso di essa.
Spesso mi chiedo se oggi è ancora valido il detto: “Mente sana in corpo sano”.
Io credo che la mente può essere anche sana in un corpo malato se quella mente è di un individuo perfettamente integrato con gli altri. Lavorando con ragazzi portatori di handicap fisici e psichici, riesco a percepire la loro felicità interiore quando pur non avendo un corpo sano hanno tanto amore intorno a sé. Quindi la medicina dovrà cambiare.
Non dobbiamo fermarci soltanto all’aspetto finale della nostra attività, cioè curare il sintomo ma indagare lo stato generale del paziente, il suo vivere quotidiano, il suo rapporto con gli altri, scoprire quali sono le sue vere necessità.
La figura dello specialista, conoscitore selettivo di una particolare patologia, ha portato il paziente ad affidare il proprio corpo, suddiviso in tante piccole porzioni, al medico di turno: il più bravo. Ritengo quindi che sia importante far rinascere la vecchia figura del medico di un tempo, conoscitore e confidente dell’individuo.